Il 9 Agosto 2024 Eurostat ha pubblicato i dati più aggiornati sulla lettura di libri da parte dei cittadini europei. L’indagine condotta dall’ufficio statistico dell’UE non si basa sui numeri delle vendite dei libri, ma su interviste condotte su campioni di popolazione nei vari Stati membri: nelle abitudini di lettura sono inclusi i libri, gli e-book e gli audiolibri letti nel tempo libero, mentre non sono considerati i libri letti in contesti scolastici o per motivi di lavoro. Questi dati mostrano che la maggioranza della popolazione italiana è tra le meno appassionate alla lettura in tutta Europa.
Secondo i dati più aggiornati, relativi al 2022, il 53% di tutta la popolazione nell’UE che ha minimo 16 anni di età legge almeno un libro all’anno. Dunque quasi la metà dei cittadini europei non legge neppure un libro in 12 mesi. Tra i lettori, il 27% legge meno di cinque libri all’anno, il 12% ne legge tra cinque e nove, mentre circa il 14% ne legge più di dieci.
Il Paese europeo in cui si legge di più è il Lussemburgo (il 75% degli abitanti sopra i 16 anni ha letto almeno un libro); seguono Danimarca (72%), Estonia (71%), Svezia e Finlandia (70%).
In Italia questa percentuale è pari al 35%, la terza percentuale più bassa dietro a Cipro (33%) e Romania (29%). Tra gli altri grandi Paesi europei, nel 2022 in Francia il 62% della popolazione sopra ai 16 anni ha letto almeno un libro, mentre in Spagna il 54%. (Il dato della Germania non è invece disponibile).
Nella penisola il 65% della popolazione sopra i 16 anni non ha letto nemmeno un libro nel corso del 2022; il 16% ne ha letti meno di cinque, il 9% tra i cinque e i nove e l’11% più di dieci.
I tre Paesi con la più alta percentuale di “lettori forti”, ossia quelli che leggono più di 10 libri all’anno, sono l’Irlanda (il 26% della popolazione con almeno 16 anni), la Finlandia (23%) e la Svezia (22%). In Italia questa percentuale è pari all’11%, mentre in Romania, Grecia e Cipro è inferiore al 5%.
Se si incrociano i dati di genere con quelli anagrafici, si scopre che l’unica fascia di popolazione dove i lettori superano la metà della popolazione è quella delle donne tra i 16 e i 24 anni: qui il 52% ha letto almeno un libro nel 2022. Tra gli uomini sopra i 75 anni si arriva invece alla percentuale più bassa, pari al 20%.
Le differenze più ampie sulle abitudini di lettura si riscontrano sulla base del titolo di studio. Solo il 19% della popolazione che al massimo ha il titolo di terza media legge un libro all’anno, percentuale che sale al 40% tra i diplomati e al 66% tra i laureati. Chi ha una laurea rappresenta anche la fetta più grossa dei “lettori forti”, quelli che leggono più di dieci libri l’anno: supera questa soglia di lettura il 28% di chi ha una laurea, contro il 12% dei diplomati. Le donne leggono più degli uomini in tutte e tre le categorie, ma se le differenze di genere rimangono ampie tra i diplomati, si riducono tra i laureati.
Pandemia, costo della carta, inflazione: gli ultimi anni sono stati una tragedia anche per l’editoria libraria, che tuttavia ha retto il colpo meglio di quanto sperato. In ogni caso i dati generali rimangono in linea con il ventennio precedente: in base ai numeri Istat, siamo un popolo che legge troppo poco.
Secondo l’ultimo rilevamento (inizio 2022) la maggior parte dei lettori (il 44%) è un lettore “debole”, che dichiara cioè di aver letto al massimo 3 libri nei 12 mesi precedenti l’intervista. Tra questi figurano poco meno della metà dei lettori uomini (47,3%) e delle persone tra 11 e 14 anni (49,9%).
Il 15,3% dei lettori può invece essere considerato un “lettore forte”, avendo letto almeno 12 libri nell’ultimo anno. Il valore è stabile nell’ultimo biennio mentre si attenua la differenza di genere: a leggere in media un libro al mese sono il 15,9% delle donne e il 14,4% degli uomini.
La lettura, da anni, è fortemente influenzata dall’ambiente familiare: bambini e ragazzi sono certamente favoriti se i genitori hanno l’abitudine di leggere i libri. Sotto i 18 anni la quota di lettori è pari al 73,5% se leggono sia la madre che il padre, ma scende al 34,4% se entrambi i genitori non sono lettori.
In particolare i bambini più piccoli (6–10 anni) sono maggiormente influenzati dalla presenza della sola madre lettrice (il 59,0% legge) mentre dopo i 15 anni si dedica alla lettura il 39,0% dei ragazzi anche se i genitori non hanno questa abitudine.
A inizio Anni Venti sono 6 milioni 645mila le persone che hanno dichiarato di aver letto ebook e/o libri online, l’11,7% della popolazione di 6 anni e più (pari al 28,6% dei lettori); tale quota è in aumento significativo rispetto al 10,1% rilevato nel 2020.
Sono invece 20 milioni 191mila i lettori di libri cartacei, il 35,5% della popolazione di 6 anni e più (pari all’87% dei lettori) e un milione 117mila gli utilizzatori di audiolibri, il 2% della popolazione di 6 anni e più (il 4,8% dei lettori). L’utilizzo degli audiolibri, seppur ancora residuale, è più che raddoppiato negli ultimi 4 anni (riguardava lo 0,8% della popolazione nel 2018).
I dati confermano il persistere di “abitudini forti” tra i lettori, ancora prevalentemente polarizzati sull’utilizzo esclusivo del cartaceo, ma anche la diffusione — seppur lenta — dell’utilizzo combinato di diversi dispositivi per la lettura: circa 7 lettori su 10 hanno letto solo libri cartacei, il 12,1% solo e-book/libri online, lo 0,5% ha ascoltato solo audiolibri mentre la quota di chi ha utilizzato diverse tipologie di supporto si attesta al 18,2%, dal 16,6% del 2020.
La lettura esclusiva di libri cartacei è più elevata tra le donne (il 71,7% contro il 65,9% degli uomini), mentre quella di e-book/libri online è maggiore tra gli uomini (il 15,7% contro il 9,4% delle lettrici). Tali differenze di genere sono più marcate nelle fasce di età centrali.
Considerando le imprese e gli enti che hanno come attività principale l’edizione di libri a stampa, tra il 2019 e il 2021 sono diminuiti gli editori attivi (-10,1%) ma è aumentata la loro produzione, in termini sia di titoli pubblicati (+8,2%) sia di copie stampate (+3,7%).
Il settore editoriale italiano si conferma storicamente come un comparto polarizzato, composto da una pletora di operatori di piccole e piccolissime dimensioni e da un nucleo ristretto di medi e grandi marchi editoriali. Il 53,4% degli editori attivi nel 2021 (1.534 in tutto) è classificato come “micro-editore” (con una tiratura annua non superiore a 5mila copie), il 37,4% come piccolo editore (tiratura massima di 100mila copie), il 6,7% come medio editore (tiratura non superiore a un milione di copie) e solo il 2,5% è classificato grande editore (tiratura superiore a un milione di copie).
I “grandi” editori realizzano quasi un terzo (30,5%) della produzione libraria in termini di opere pubblicate e tre quarti (76%) in termini di tiratura. Accanto agli operatori di maggiori dimensioni, l’ampia e variegata platea di micro, piccoli e medi editori contribuisce per il 69,5% all’offerta dei titoli pubblicati e per quasi un quarto (24%) alla tiratura. In media, se i micro e i piccoli editori hanno pubblicato nell’anno rispettivamente 9 e 54 titoli, i medi editori hanno prodotto 239 opere librarie e le grandi case editrici 706.
La quota di invenduto, pur rimanendo una caratteristica del mercato editoriale italiano, si ridimensiona: il 21,4% degli operatori del settore dichiara giacenza e reso per oltre la metà dei titoli pubblicati (24,8% nel 2020). Tale quota è maggiore per i micro (25,3%) e i piccoli editori (17,4%) e molto più contenuta per i medi (7,8%) e per i grandi editori (5,2%) che hanno una maggiore capacità di programmare la produzione editoriale.
Le imprese editoriali impiegano in media 6,6 addetti nel 2021: si arriva al massimo a 9 addetti tra i micro (97,4%) e i piccoli editori (89,2%) mentre il 9,8% dei medi editori e il 41,0% dei grandi sono costituiti da imprese con non meno di 50 addetti.
La dimensione d’impresa incide anche sulle spese di distribuzione e promozione che gravano sul prezzo di copertina (in cartaceo). Tale voce di spesa è infatti pari a oltre la metà del prezzo di copertina per il 46,0% degli editori, con variazioni che vanno dal 54,4% per i piccoli al 20,5% per i grandi.
Nel 2021 il 41,4% della popolazione di 6 anni e più ha letto almeno un libro nell’ultimo anno, dato in lieve aumento rispetto al 2019 (+3%). Il 73,6% dei lettori legge solo libri cartacei, il 9,4% solo e-book o libri online mentre lo 0,3% ascolta solo audiolibri. Il 16,6% utilizza più di un supporto per la lettura (libro cartaceo, digitale, audiolibro).
A partire dal 2000, quando la quota di lettori era al 38,6%, l’andamento è stato crescente fino al massimo del 2010 (46,8%) per poi ridiscendere nel 2016 al livello del 2001 (40,6%). La quota è rimasta stabile fino al 2019, è cresciuta nel 2020 e si è di nuovo stabilizzata nel 2021.
I giovanissimi continuano a essere i lettori più assidui, anche se in netto calo negli ultimi dieci anni: tra gli 11 e i 14 anni il 54,7% ha letto almeno un libro nell’ultimo anno.
Si conferma il rilevante e cronico divario di genere nella lettura di libri: nel 2021 la percentuale delle lettrici è del 45,7% e quella dei lettori del 35,8%. Il divario si manifesta dal 1988, anno in cui si dichiaravano lettori il 39,3% delle donne e il 33,7% degli uomini.
In assoluto, il pubblico più affezionato alla lettura è rappresentato dalle ragazze di 11–24 anni, tra le quali oltre il 60% ha letto almeno un libro nell’anno, con un picco tra i 18 e 19 anni (62,6%). La quota di lettrici scende sotto la media nazionale dopo i 65 anni, mentre per gli uomini è sempre inferiore al 45% tranne che per i ragazzi tra gli 11 e i 14 anni (49,4%).
Il livello di istruzione è un elemento determinante per le abitudini di lettura: nel 2021 legge libri il 71,5% dei laureati (75,0% nel 2015), il 46,8% dei diplomati e solo il 26,3% di chi possiede al massimo la licenza elementare.
L’abitudine alla lettura continua a essere più diffusa nelle regioni del Centro-nord: ha letto almeno un libro il 48,0% delle persone residenti nel Nord-ovest, il 46,3% di quelle del Nord-est e il 44,4% di chi vive al Centro. Al Sud la quota di lettori è pari al 29,5% mentre nelle Isole la realtà è molto differenziata tra Sicilia (27,4%) e Sardegna (42,6%). Da segnalare l’aumento significativo rispetto all’anno precedente (+4%) della quota di lettori in Calabria e Basilicata.
La tipologia comunale è un ulteriore elemento discriminante, legato in parte alla maggior presenza di librerie e biblioteche nei centri di grandi dimensioni. L’abitudine alla lettura è molto più diffusa nei Comuni centro delle aree metropolitane, dove si dichiara lettore poco meno della metà degli abitanti (49,9%) mentre la quota scende al 35,6% nei Comuni con meno di 2mila abitanti.
Pur a fronte di un pubblico ristretto di lettori, l’Italia è da qualche anno la sesta editoria nel mondo (dopo USA, Cina, Germania, UK e Francia) e la quarta in Europa (dove eravamo terzultimi nel 2006/2011, vd sotto). Nel 2022 calano le novità a stampa pubblicate (76.575, -10,5% sul 2021), comunque in crescita del 3,8% rispetto all’anno prima della pandemia; il prezzo medio del venduto è di 14,84 euro (uguale a quello del 2021 e inferiore dello 0,9% rispetto al 2019). Nel 2022 calano gli e-book pubblicati (35.200, -28,6%).
I libri del genere “varia” (libri a stampa di narrativa e saggistica acquistati nelle librerie fisiche, online e grande distribuzione organizzata) dominano l’offerta editoriale (81,0%, più di 4 su 5), quelli per bambini e ragazzi costituiscono il 9,9% dei titoli pubblicati, le opere scolastiche il 9,1%.
L’editoria di “varia” in Italia nel 2022 ha venduto 1,671 miliardi di euro di libri a prezzo di copertina, per 112,6 milioni di copie, in lieve calo rispetto all’anno precedente (-2,3% a valore e -2,4% a copie), ma comunque in netta crescita rispetto al 2019 (+13,1% a valore e +13,3% a copie). Nel 2022 gli italiani hanno comprato 13 milioni di libri in più che nel 2019.
In termini di tiratura, le opere scolastiche e quelle per bambini e ragazzi coprono una considerevole quota di mercato: il 28,2% della tiratura complessiva è riconducibile all’editoria scolastica e quasi una copia stampata su cinque è un libro per bambini o ragazzi (19,0%), ma oltre la metà delle copie stampate (52,8%) appartiene alla categoria di “varia”.
Quanto ai contenuti editoriali prevalgono i testi letterari moderni (21,4%), un’ampia categoria che include romanzi, racconti, libri gialli e di avventura, libri di poesia e testi teatrali. In particolare, gli oltre 14mila romanzi e racconti pubblicati costituiscono circa il 15,9% dei titoli e il 18,7% delle copie stampate nel 2021. In termini di tiratura, dopo i romanzi e l’editoria scolastica/pedagogica si rileva anche una buona diffusione di libri a fumetti, i quali incidono per una quota non marginale (4,2%).
Quasi un libro di narrativa per ragazzi su tre (31,4%) è tradotto da una lingua straniera, con netta prevalenza dell’inglese (15,7%) e del francese (8,4%). La quota di traduzioni è invece più ridotta nell’editoria di “varia” (17,9% dei titoli pubblicati).
Dopo il crollo subìto nel 2020 con i “lockdown”, le librerie fisiche continuano la loro ripresa e chiudono il 2022 con 889 milioni di euro di vendite (+1% sull’anno precedente). Perde invece l’online (-5%) e continua il tramonto della grande distribuzione (-10%). Il primo canale di acquisto per i libri sono le librerie fisiche la cui quota di mercato cresce al 53,2%, segue l’online con il 42,2%, la grande distribuzione si riduce al 4,6%.
I canali di commercializzazione dai quali gli editori ottengono i maggiori ricavi sono le librerie indipendenti (65,5%) e gli store online italiani (60,8%). Al netto delle librerie indipendenti, che rappresentano un canale fondamentale per le strategie di vendita di tutti gli editori, la vendita diretta (presentazioni, corrispondenza, blog autore, sito internet casa editrice, etc.) è la forma di distribuzione che ha dato ricavo prevalente a micro (54,3%) e piccoli editori (41,6%).
I 100 titoli più venduti pesano sul totale del mercato solo per l’8,1% a valore di copertina e per il 7,1% a copie: segno di un mercato distribuito su un sempre maggior numero di titoli. Rispetto al 2019, il catalogo è cresciuto del 18%.
L’andamento per generi nel 2022 è stato molto disomogeneo con una forte crescita di tutta la fiction (fumetti +8,6%, narrativa straniera +7%, narrativa italiana +4,9%) e una significativa flessione della saggistica generale (-8,6%) e professionale (-12,3%). I libri che hanno avuto più successo durante l’anno rispetto al 2021: manualistica per la casa (+247%), romanzi d’amore italiani (+194%), chick lit italiana (+184%), fumetti per la fascia 10–13 anni (+64%), quiz per il tempo libero (+61%), romanzi d’amore stranieri (+49%), guide turistiche (+48%).
La quota di titoli pubblicati a stampa per i quali è disponibile anche una versione ebook è pari al 42,5% della produzione editoriale nel 2021, in lieve diminuzione (-2,9%) rispetto ai valori raggiunti nel 2020, quando la fruizione digitale ha avuto un’ampia diffusione e le possibilità di accedere alle versioni cartacee erano ostacolate dalle limitazioni e restrizioni imposte dall’emergenza Covid-19.
È in decisa crescita la tendenza a pubblicare opere esclusivamente in formato ebook, senza la corrispettiva versione cartacea: +19,0% rispetto al 2020 e +82,4% rispetto al 2019.
Gli audiolibri prodotti direttamente dagli editori sono in crescita esponenziale: nel 2021 ne sono stati pubblicati 2.904 (+192,4% rispetto al 2020 e +223,7% rispetto al 2019).
Tendenzialmente la transizione digitale sembra coinvolgere di più i grandi e medi editori, forse anche per il fatto che risulta solo marginalmente remunerativa. Più della metà degli editori (55%) non ricava infatti alcun fatturato dalla vendita di contenuti digitali (e-book, audiolibri, podcast, banche dati e servizi web) e oltre uno su tre (34,2%) realizza al più il 10% del fatturato totale attraverso tali prodotti e servizi.
L’ISTAT ha diffuso nuovi dati sulla lettura e sulla produzione di libri in Italia, relativi al 2017: il più rilevante è che è aumentato il numero di libri pubblicati, del 9,3 per cento, e sono aumentate anche le singole copie stampate, del 14,5 per cento e del 13 per cento se si considerano solo i libri nuovi e non le riedizioni. Anche nel 2016 era cresciuto il numero di nuovi titoli (di meno, però: 3,7 per cento), mentre quello delle copie stampate era in calo da vent’anni. Questa ripresa, in linea con i dati dell’Associazione Italiana Editori che avevano rilevato un aumento del fatturato, riguarda però esclusivamente le grandi case editrici, quelle che pubblicano almeno 50 nuovi libri all’anno; i piccoli e medi editori hanno ridotto la propria produzione.
In particolare continua a crescere il settore dell’editoria per ragazzi e notevolmente rispetto alle crescite degli anni passati: nel 2017 sono stati pubblicati molti più libri (+29,2 per cento) rispetto al 2016 e anche il numero delle copie stampate è aumentato notevolmente, del 31,2 per cento. È cresciuta ancora di più l’editoria scolastica, in cui è raddoppiata sia la produzione di titoli che di singole copie stampate. Rispetto al totale dei libri stampati i libri per ragazzi sono pari al 14 per cento, quelli scolastici al 29 per cento.
Un altro dato interessante sui libri per ragazzi è che più del 43 per cento è tradotto da una lingua straniera; in quasi un quarto dei casi dall’inglese. In generale, il 16 per cento dei libri pubblicati sono stati tradotti da lingue straniere. Molto più bassa è la percentuale di libri italiani di cui sono stati acquistati i diritti per la traduzione all’estero: solo il 2 per cento, a cui corrispondono 1.462 titoli in termini assoluti.
Per quanto riguarda la lettura, invece, non ci sono grosse novità. Il numero di italiani di più di 6 anni che in un anno ha letto almeno un libro per motivi non professionali è rimasto intorno ai 23 milioni, il 41 per cento della popolazione. I cosiddetti “lettori forti”, cioè quelli che leggono almeno 12 libri all’anno, sono sempre il 14 per cento. E sono sempre le donne (in Italia come in generale nel mondo) e i ragazzi con età compresa tra gli 11 e i 14 anni (seguiti da quelli tra i 15 e i 17) a leggere di più: nel 2017 ha letto almeno un libro il 47,1% delle donne contro il 34,5% degli uomini e più del 56 per cento dei ragazzi tra gli 11 e i 14 anni.
Il più grosso divario tra i generi in relazione alle percentuali di lettori si ha nella fascia d’età tra i 15 e i 17 anni: ha letto almeno un libro all’anno il 68,8 per cento delle ragazze contro il 42 per cento dei ragazzi. Solo nella fascia d’età sopra i 75 anni leggono più gli uomini che le donne.
Altre costanti dei dati ISTAT sulla lettura sono le differenze tra regioni del nord e regioni del sud e tra i diversi livelli di istruzione. Legge più del 48 per cento dei residenti del nord Italia, il 44,5 per cento di quelli del centro, il 44,5 per cento di chi abita in Sardegna, il 28 per cento di chi vive nelle regioni del sud e il 25,8 per cento dei residenti in Sicilia.
Stando al sondaggio dell’ISTAT sui motivi per cui le persone non leggono, il prezzo dei libri non c’entra: molte persone non leggono per noia, mancanza di passione per la lettura, poco tempo libero a disposizione e preferenza per altre forme di intrattenimento. In ogni caso nel 2017 i libri sono costati meno rispetto al 2016: il prezzo di copertina medio è sceso dai 20 euro e 21 del 2016 a 19 euro e 65. Il calo c’è stato soprattutto tra i libri pubblicati dagli editori piccoli (da 25,31 euro a 22,04) e in misura minore tra quelli dei grandi editori, che però costavano meno in partenza (da 19,38 euro a 19,23).
Più di un quarto dei libri pubblicati nel 2017 aveva un costo compreso tra i 10 e i 15 euro. Se si considerano le tirature, cioè il numero di libri stampati in generale, non solo quelli nuovi, il prezzo è inferiore a 10 euro per il 34,4 per cento: i romanzi classici che vengono sempre ristampati costano meno.
Ebook: siamo i quarti nel mondo
Grandi appassionati di lettura digitale, gli italiani sono al quarto posto nel mondo (terzi in Europa) per ore di lettura dietro solo a Canada (primo posto assoluto), Olanda e Francia. Sono i dati della annuale ricerca Rakuten Kobo, sull’e-reading in tutto il mondo.
Quanto ai gusti letterari, oltre ai thriller e ai gialli sale la passione per i romanzi rosa, che nel 2018 hanno registrato un grande successo. Il bambino silenzioso di Sarah A. Denzil guida la top ten dei più letti, mentre tra i 10 libri con la percentuale più alta di completamento ci sono 8 romanzi rosa e 2 thriller.
Inoltre, in media gli italiani dedicano molto più tempo alla lettura durante tutto l’arco dell’anno, interesse che sta vivendo una rinascita grazie proprio al formato digitale.
Passano pochi libri tra le mani degli Italiani. Nel 2012 legge solo il 46% degli italiani sopra i sei anni (incremento dello 0,7% sui dati Istat 2011, il 45,3% della popolazione: ma ancora non si raggiunge la metà). La platea è di oltre 26 milioni di italiani. Sul dato complessivo pesa, come sempre, quello dei lettori medi e forti, che leggono più di sette libri l’anno: rappresentano il 30% del mercato e da soli generano tra il 39% e il 43% dei volumi di vendita di libri italiani.
Di questi 26 milioni, nel 2011 quasi la metà non aveva letto più di tre libri che non fossero legati a motivi scolastici o professionali, e solo il 13,8% apparteneva alla categoria dei lettori “forti”, quelli che cioè hanno letto almeno un libro al mese. Il primato resta alle donne: il 51,6% legge almeno un libro all’anno, contro il 38,5% degli uomini. Una differenza marcatissima tra i 15 e i 44 anni, ma che tende a stabilizzarsi oltre i 60 anni.
I lettori più assidui sono i ragazzi tra gli 11 e i 17 anni (60,5%). L’ambiente familiare è importantissimo: legge il 72% dei ragazzi tra 6 e 14 anni, figli di lettori, mentre la percentuale cala al 39% se i genitori non leggono. Anche il titolo di studio influisce fortemente sui livelli di lettura, specialmente a parità di età: si va da un massimo dell’81,1% tra i laureati a un minimo del 27,9% tra chi ha la licenza elementare o nessun titolo di studio. Rispetto al 2010 la quota di lettori tra le persone in possesso di un diploma di scuola secondaria inferiore o superiore è diminuita di circa due punti percentuali. Con riferimento alle persone di 15 anni e più, se si tiene conto della condizione professionale, si evidenziano livelli di lettura superiori alla media tra dirigenti, imprenditori e liberi professionisti (69%), direttivi, quadri e impiegati (66,3%) e studenti (65,3%). I più bassi livelli di lettura si registrano tra gli operai (32%), i ritirati dal lavoro (33,6%) e le casalinghe (34,4%).
Al Centro-Nord si legge di più. La percentuale di lettori è superiore al 48% della popolazione, mentre al Sud e nelle Isole si scende sotto il 35%. Un’eccezione tra le regioni del Mezzogiorno è la Sardegna, dove la quota dei lettori è superiore alla media nazionale (46,7%). La differenziazione geografica non è solo nella lettura, ma anche nella produzione: due libri su tre sono pubblicati e stampati a Milano, Roma o Torino. Lombardia, Lazio e Piemonte sono infatti, rispettivamente, la prima, la seconda e la terza regione per produzione di titoli e tirature. Bene anche l’Emilia-Romagna e la Toscana. Grossa contrazione invece in Puglia, Calabria e Sardegna.
OK ONLINE E E-BOOKS — I libri si comprano sempre meno in libreria e sempre più online. La prima nel 2012 passa, escludendo lo scolastico di adozione, dal 79% del 2008 all’attuale 73%; cresce invece la quota dei canali sul web: nel 2008 valevano il 3% e oggi arrivano all’11%, che salirebbe fino al 13% se consideriamo anche l’e-book. La grande distribuzione organizzata si conferma al 16%.
Nel 2012 il mercato degli e-book ha raggiunto una quota sui titoli disponibili dell’1,8–2%; ma escludendo i prodotti ibridi (carta + cd-rom/dvd-rom), il comparto raggiunge una quota complessiva di mercato del 6,4% (con una crescita in tre anni del 44,3%).
Sempre nel 2012 la lettura di e-book ha riguardato il 3% della popolazione con più di 14 anni: complessivamente 1,6 milioni di italiani. Contestualmente c’è stata una forte crescita (+45%) della lettura degli e-book rispetto al 2011, dato che diventa un +136% se si considerano i risultati del 2010.
Nel 2011 più di 1,9 milioni di persone tra 16 e 74 anni (27,8% delle persone che effettuano acquisti online) ha comprato libri, giornali, riviste o e-book su internet. Di questi due milioni circa, oltre la metà (53,9%) sono giovani tra 16 e 24 anni, più abituati all'utilizzo delle nuove tecnologie. L’e-commerce poi, rileva l'Istat, può essere un metodo per avvicinare la popolazione ai prodotti culturali e alla lettura. Un non lettore su tre (32,4%) ha letto o scaricato prodotti editoriali digitali dalla rete e il 43,3% ha consultato un'enciclopedia online (i cosiddetti wiki). La propensione rimane però legata al grado di alfabetizzazione culturale: i lettori deboli che leggono o scaricano libri e riviste online sono il 48,8%, il 69% quelli che consultano un wiki, mentre tra i lettori forti le percentuali salgono rispettivamente al 68,5% e all'85,5%.
GIÙ L’EDITORIA — La crisi non risparmia gli editori, che registrano un saldo negativo. Nel 2010 si contavano 2.700 case editrici, ma rispetto all’anno precedente il numero dei nuovi editori era inferiore al numero di quelli che avevano cessato l’attività. Benino invece la produzione libraria complessiva. Il 2010 segna un incremento passando da 57.558 opere pubblicate nel 2009 a 63.800 (+10,8%). Leggermente in crescita anche le tirature: un aumento del 2,5%, da 208 a 213 milioni di copie. Ma le case editrici puntano a offrire una scelta maggiore al lettore: aumentano i titoli del 6,8% e diminuiscono le tirature medie del 23,6%. Ampia preferenza poi per il lowcost: le edizioni il cui costo è inferiore ai 10 euro sono, sia per titoli (26,2%) che per tirature (40%), le pubblicazioni più consistenti. Complessivamente però il valore della produzione libraria è in calo. Nel 2010 era quantificabile in 4.052 milioni di euro: -9,3% rispetto all’anno precedente e il 16,4% in meno rispetto al 2005. Il 2012 poi è stato un vero e proprio “annus horribilis” per il libro: il mercato complessivo, che comprende anche il rateale, il book club, i collezionabili, l’export e le vendite a biblioteche, ha fatto segnare un calo del 6,3%.
In Italia ci sono poco più di 50 milioni di potenziali lettori (persone che hanno superato i 6 anni di età), di cui il 53,1% dice di leggere almeno un libro all’anno — con la precisazione che un italiano su dieci tiene sul comodino o in borsa solo libri gialli, rosa, fantasy, di fantascienza o volumi allegati a quotidiani e settimanali —, mentre il resto afferma di non leggere mai, ma proprio mai, neppure un libro.
In Europa, tra i “Quindici” l’Italia è al terz’ultimo posto per quantità di libri comprati. Ogni italiano nel 2006 spende 65 euro all’anno in libreria, contro i 208 della Norvegia, il Paese in cui gli scaffali di casa sono più pesanti. Un mercato che in tutta Italia muove 4,4 miliardi di euro all’anno nel 2006 e 4 nel 2010: un settore quindi complessivamente in discreta salute, forte ma ristretto. Le persone che acquistano libri sono sempre più ricche, istruite e concentrate al nord. Le regioni del nord, sempre nel 2006, hanno una quota di lettori del 53,4% (più di 1 su 2); al centro, un individuo su 5 ha letto almeno un libro negli ultimi dodici mesi; al sud corrisponde un tasso di amanti dei libri pari al 26,2% (1 su 4).
Andando a scavare meglio nel gruppo dei lettori, quasi la metà (47,5%) si ferma nel 2006 al traguardo dei tre libri all’anno, mentre solo il 13,5% ne legge uno al mese (pari al 5,7% della popolazione totale). Una nota positiva è che i giovani fra 18 e 19 anni che leggono almeno un libro al mese sono l’8,2%: più della media nazionale. E fra i laureati con un’età compresa fra i 45 e i 64 anni le frequentazioni regolari con i libri riguardano il 23,1% degli individui.
A soddisfare i bisogni di questi amanti della carta stampata, nel 2011 c’erano circa 2.700 case editrici in lingua italiana, comprese quelle di Vaticano e Svizzera Italiana (erano esattamente il doppio appena nel 2004), a fronte di poco più di 2.000 librerie (!); e c’è da tener presente che alcuni di questi “lettori effettivi” comprano soprattutto libri tecnici, per trovare informazioni legate strettamente alla loro professione...