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Cerco il Figlio

Saggio

Viaggio storico-critico alla scoperta della vera identità di Gesù.


Il più intricato e appassionante rompicapo di tutti i tempi, risolto con un puntiglioso lavoro interdisciplinare attraverso Storia, Geografia, Filologia, Critica letteraria, Esegesi, Religione, Antropologia e Psicologia

 

Edizione: ottobre 2011 - Pagine: 720
Formato: 150x210mm, brossura
Copertina morbida con alette
ISBN 9788865010068

Quante persone sono disposte a rivedere sotto una luce diversa tutto ciò che sanno sull’Unto? A scandagliarne e infine scoprirne la vera identità, documenti storici alla mano e senza ricorrere a sensazionali quanto strampalate teorie?
Gli studi accademici hanno fatto molta strada nella comprensione del personaggio più famoso della Storia: i tempi erano maturi per dar loro voce in un unico testo.
Questo volume. Dedicato a chi ha la volontà di capire. E il coraggio di leggere.

nalizzando criticamente la vicenda di Yeshu’a, si palesa una impressionante serie di particolari il cui vero senso ha connotazioni radicalmente diverse da quelle che la tradizione tramanda. Reale significato delle espressioni “regno di Dio” e “stirpe davidica”, “amore per Dio al primo posto” (la «Quarta Filosofia» denunciata da Flavio Giuseppe), rivendicazione sociopolitica («gli ultimi saranno i primi»), laicità antagonistica alla casta sacerdotale, origine galilaica, “dottorato” giudaico, «lo zelo mi consuma», tassazione imperiale (accettata ma anche rifiutata), proclamazione delle “doglie messianiche”, promessa di “segni” (divini) degli aspiranti al trono di Israele, “ritiro nel deserto”, Nazireato, preavviso di martirio ai seguaci, non ultima l’inspiegabile morte per crocifissione come “re dei Giudei”... quando estirpiamo tutti questi tratti distintivi di Gesù dall’atmosfera sospesa dei Vangeli e li innestiamo nella cruda storia ebrea del I Sec., con nostro grande sconcerto “Gesù Cristo” diventa decisamente e inesorabilmente qualcos’altro.

cco dunque la figura di Gesù liberata dalla coltre teologica. Con un’esposizione chiara ed esaustiva sui principali campi di ricerca extra-biblici: Zeloti, Sicari, Maccabei, Biblioteca di Nag Hammadi, Rotoli di Qumran, Gnosticismo, Vangeli Apocrifi, Esseni ed Essenismo, scritti di Flavio Giuseppe, Talmud, Toledoth e letteratura rabbinica, Celso, Marcione, Tacito, Egesippo, Giustino. Le vidende dei vari Teuda, Giuda Galileo, Menahem, Eleazar Masadeo, Ben Dinai, Ben Zakkai passate al setaccio. La soluzione alle annose questioni di Barabba, di Ha-Notzri, del Battista, del tékton, di Apollonio, del Mitraismo, di Lazzaro/“figlia di Giairo”, dei Boanerges/Barjonîm, senza dimenticare le incongruenze fra Saulo di Tarso e Atti degli Apostoli...

Il tour è ricco. E davvero completo. (Del resto frutto di un lavoro durato 15 anni.)
Un quadro storico mai ricostruito per intero, che conduce a conclusioni notevoli e inattese ma finalmente definitive, senza peraltro bisogno di ipotizzare un “mito di Gesù” messo insieme collazionando personaggi diversi (i vari Giovanni di Gamala e/o Yeshua ben Panthera/ben Stada), com'è ormai di moda grazie alle polemiche innescate da Cascioli e dai suoi epigoni: la vicenda di un unico uomo realmente esistito è perfettamente plausibile — e per giunta intuibile già dal confronto fra Nuovo Testamento e autori antichi.

 

 

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Dossier Templari Graal

Saggio

Dalla Storia al Mito. E viceversa. Le due vicende più celebri del Medioevo in uno studio a tutto tondo che sfata i luoghi comuni e le teorie della cospirazione.
A 7 secoli dallo scioglimento coatto dell'ordine monastico-militare e a 8 dalla redazione dell'invenzione letteraria, entrambi non smettono di ammaliare le menti della civiltà occidentale: questo libro fa piazza pulita di tutte le frottole e vi racconta una volta per tutte come stanno realmente le cose

 

Edizione: ottobre 2008 - Pagine: 560
Formato: 140x210mm
Hardcover pregiata cartonata
ISBN 9788865010006

I Templari: i personaggi, le battaglie, gli avvenimenti, la vita giornaliera, l'organizzazione, le innovazioni, le regole e i segreti di due secoli di Storia che sono divenuti leggenda.
Il mitico Graal e il suo passaggio da romanzo a realtà, con l'analisi critica dei testi letterari, delle fonti mitologico-religiose e delle mistificazioni che lo hanno reso così famoso.

Questa indagine passa scrupolosamente al setaccio una doppia vicenda lunga quasi un millennio, attraverso una estesa e complessa analisi documentale che ha richiesto l'ausilio di alcuni collaboratori stranieri per ricerche e traduzioni. E risolve le tante questioni rimaste aperte.

Dai Catari al "re ferito", da Montségur al «lapsit exillis», dai Rosacroce a Newton, dal "tesoro perduto" al «sang real», da Kyot al Veglio della Montagna, dalle Stalle di Salomone al rogo di De Molay, da Ugo de' Paganis al Beaucent, dall'architettura mistica alle Crociate, dalla diarchia all'Imperium Mundi, dalle cordicelle iniziatiche al Bafometto, dalla flotta scomparsa di La Rochelle alla croce svizzera, da Re Artù ai Bogomili, dai Celti ai Sarmati, da Giuseppe di Arimatea al Perlesvaus, dai Cistercensi a San Galgano, da Gisors a Rosslyn, da Otto Rahn a Julius Evola a Baigent-Leigh-Lincoln: niente ha più segreti, ora tutto ha una risposta inoppugnabile.

«Dossier Templari Graal». Un libro-verità per i cultori di mistero. E un risveglio-shock per tutti i cercatori del Graal e della "tradizione millenaria di sapienza".

 

Perché una vicenda per certi versi secondaria — appena 2 secoli, in pieno Medioevo — come quella dell'Ordine dei Poveri Cavalieri di Cristo, cui i testi accademici a tutt'oggi assegnano poco più che qualche cenno svogliato, così incardinata nel momento storico delle Crociate e delle guerre sante, della nascita delle monarchie nazionali e della crisi del papato, non è caduta in un naturale oblio ma continua a ossessionare molte menti del mondo occidentale, a tal punto dilatandosi nell’immaginario delle civiltà progredite da assumere una molteplicità di varianti, arricchimenti e rivisitazioni che la posizionano allo stesso livello dei grandi temi della mitologia classica — per tacere degli "apparentamenti" con le tematiche medievali per eccellenza quali l'Inquisizione, la Magia, l'Alchimia, il Gotico —?

Lo stesso quesito riguarda il Graal. Se ci si interroga su quale sia il mito che, in Occidente, è più diffuso nello spazio e più resistente nel tempo, pochi dubbi possono sorgere: è il ciclo "arturiano-graaliano". Non c'è nazione in Europa (ma si arriva perfino in Asia) priva di racconti, monumenti, reliquie, edifici e miti medievali (o ancor più antichi) in cui si affacci, in forme varie, questo ciclo di saghe. Se, dunque, un mito ha una diffusione tanto grande, esso deve avere al tempo stesso una profondità ed una possibilità di letture altrettanto notevole — il sommo Dante in proposito parla di polisemia, ossia di molteplicità di possibili interpretazioni, nessuna delle quali incompatibile con le altre, sebbene alla fine la migliore definizione sia forse quella fornita da Piergiorgio Odifreddi: «che cosa sia il Santo Graal si sa, è qualcosa di cui non si sa né cosa sia né se ci sia».

Con l'aiuto degli storici, dei filologi, dei teologi, dei semiologi e perfino degli archeologi — e resistendo alle infinite brume disseminate in materia da Esoterismo e Massoneria —, questo libro scava con testardaggine sia nella Storia che nella Leggenda. Per scoprire che i Templari passarono nei secoli dalla prima alla seconda, mentre il Graal, accompagnato da Re Artù, realizzava un'osmosi esattamente inversa. Peraltro la ricerca ha prodotto piacevoli "rivelazioni collaterali" (per esempio, il mitico Grifone era il Protoceratopo del Miocene, gli antichi Greci veneravano ossa di mammouth scambiandole per Ciclopi e Giganti, la "spada nella roccia" era appannaggio di Attila ben prima di Re Artù) e scoperte in un certo senso beffarde (la fantasia è stata fin troppo protagonista nelle due vicende, con riflessi addirittura comici come nel caso del «sang real»), le quali rendono il viaggio appassionante e ricco di fascino anche per chi non ha mai prestato attenzione ai temi esoterici — e che dunque della relativa "verità" non sa che farsene.

Le conclusioni confermano che l'unica grande linea di continuità fra le società antiche e quelle moderne è il culto del "verosimile", assai più ricco, divertente e appagante rispetto alla politically correct — ma noiosa! — deferenza per la "verità".

 

 

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